U . T . O . P . I . A, Agri-Art Gallery 2012
Davide Porcedda

L'illusione degli oggetti all'orizzonte è un inganno che coinvolge la totalità degli esseri umani.
È quello che succede quando si osserva la Luna vicina all'orizzonte, quindi con dei riferimenti, la colloca in una posizione più vicina di quanto non sia in realtà. Viceversa, quando i riferimenti non ci sono più, in alto nella sfera celeste, il cervello la posiziona alla giusta distanza e la percepisce più piccola rispetto alla situazione precedente.

La parola utopia deriva da οὐ ("non") e τόπος ("luogo") e significa "non-luogo". Nella parola, coniata da Tommaso Moro, è presente in origine un gioco di parole con l'omofono inglese eutopia,( dovuto all'identica pronuncia, in inglese, di "utopia" e "eutopia") derivato dal greco εὖ ("buono" o "bene") e τόπος ("luogo"), che significa quindi "buon luogo".
Non sapendo calcolare esattamente quanti ettari di volta celeste possono essere percepiti in un terreno di sedici ettari situato al centro di una valle sottratta allo sviluppo industriale e restituita alla sua invocazione contadina, allora sia l’Illusione che l’Utopia, potevano essere ed esistere contemporaneamente.

Ho pensato ad un opera che ricreasse il non luogo del buon luogo e che potesse contenere l’illusione di avere più vicino quello che in realtà è ancora molto lontano. 
Quando parlo di invocazione contadina più che di vocazione contadina mi riferisco al fatto che miniere ed industrie (tutte chiuse ora in quel di Iglesias/Barega) hanno fatto perdere nel tempo il rapporto e l’esperienza dell’uomo con la lavorazione della terra. Dalla terra si sono estratti i suoi frutti minerali e sulla terra sono stati depositati i veleni più crudeli. Questi 16 ettari sono stati salvati e bonificati, restituiti all’uomo, non semplicemente per coltivarli, ma per restituire futuro e speranza ad un intero territorio. Per questo abbiamo avuto l’idea di portare giovani ricercatori da tutto il mondo per sperimentare processi economici alternativi, come se quel fazzoletto di terreno fosse l’ultimo rimasto sulla terra della speranza. Gravato di ipoteche e poi sottratto per sommossa popolare alle grinfie di Equitalia, ha accolto il primo raccolto e questo si è fatto paglia, e la paglia si è unita la terra, anzi le varie terre e argille che essa contiene, mettendo a nudo le pietre e con queste pietre si sono fatte le fondamenta di una casa, di pietra di terra e di paglia, una casa a cemento zero, un prototipo che insegue una tecnologia open source, che vuole dimostrare che si possono abbattere i costi fino a cento euro al mq.

E l’arte, la Agri-art gallery non è funzionale al giardinaggio, ma il centro dell’energia creativa, aggregante, capace di aprire le porte all’utopia. Per questo ho costruito un’area con quattro panche, di due metri ciascuna, poste attorno ad un pannello in legno, per accogliere l’Utopia in un luogo-non luogo-buon luogo dell’illusione, in grado cioè di avvicinare il più possibile l’impossibile. 
Le panchine sono state disposte e sono disposte per accogliere e raccogliere, persone, progetti, riunioni, picnic e meditazioni; la lavagna diventa un orizzonte, uno spazio pieno nel vuoto, ma vuoto nel pieno di quello che la circonda. C’è chi li trova l’energia, chi si riposa, sembra quasi un luogo sacro e come tale viene percepito, forse perché è anche opera di un artista e quindi viene anche visitato ed utilizzato con una certa cautela?